Federali 2023: Pietro Majno-Hurst

Se non ora, quando? I perché di una candidatura nella lista Verdi-Forum Alternativo.

Le recenti evoluzioni della questione climatica, la sofferenza delle fasce meno favorite, e le derive elettorali verso le destre populiste in Occidente mi hanno convinto ad anticipare l’impegno politico che avevo pensato rimandare alla pensione. Per cosa?

 

“Per una transizione ecologica immediata e radicale, finanziata dal capitale e dai redditi alti, nella quale siano dunque tutelati i bisogni fondamentali e i beni comuni”.

 

Le parole sono scelte deliberatamente.

 

La crisi ecologica è un dato di fatto. Gli assi ambientali rispetto ai quali abbiamo sforato (riscaldamento climatico, perdita di biodiversità, acidificazione degli oceani, etc.)1 , sono elementi di natura biofisica, non politica, ed è ormai da incompetenti o da ciarlatani metterli in dubbio. Di natura politica è invece (e soltanto) il modello di transizione ecologica che vogliamo, cioè l’insieme delle azioni che dobbiamo intraprendere per rientrare nei confini della sicurezza ambientale.

 

Questa deve essere immediata. Agire dopo sarà sempre più difficile, e in certi casi impossibile, a causa delle reazioni a catena che si stanno instaurando con lo squilibrio degli ecosistemi (i cosiddetti punti di ribaltamento: gli incendi delle foreste, la liberazione del metano con lo scongelamento della tundra, per esempio). Questa deve essere radicale.

 

Bisogna essere liberi di mettere in discussione tutte le abitudini che ci hanno condotto in questa situazione: dall’alimentazione, alla mobilità, alla maniera di abitare, di prendere le decisioni politiche, o al volere una crescita economica a tutti i costi, e molto altro ancora. Il rischio altrimenti è di non essere efficaci in tempo utile. Il peggioramento negli ultimi cinquant’anni2 ha ben mostrato come sia illusorio affidarsi alle speranze che il progresso tecnologico e una politica dei piccoli passi risolveranno i problemi.

 

Finanziata dal capitale e dai redditi più alti: qui il discorso è ancor più risolutamente politico. Finanziata, piuttosto che “pagata” perché si tratta di un investimento, non di una spesa a fondo perso. Agire oggi costerà meno che riparare domani, o che non poter più farlo. Dal capitale e dai redditi più alti: è una questione di efficacia e di giustizia. Di efficacia perché è nel capitale e nei redditi alti che si trovano le energie economiche necessarie, ora spesso mal utilizzate (le prime 60 banche mondiali hanno investito 5’500 miliardi in energie fossili dagli accordi di Parigi del 20163 ), o nascoste dall’evasione fiscale, che non sarebbe difficile far emergere. E di giustizia, perché (con poche eccezioni) la “creazione di valore” si accompagna di un vero e proprio debito ecologico, debito che chi può deve ora rimborsare.

Nella quale siano dunque tutelati i bisogni fondamentali e i beni comuni.

La parte più povera della popolazione (nazionale e mondiale), tra l’altro più esposta agli effetti della crisi ecologica, non può e non deve essere lei a pagare il cambiamento, e deve poter attraversarlo senza ulteriori sacrifici. Quantità e qualità sufficienti di cibo, vestiario, alloggio, energia, igiene, salute, istruzione, sicurezza e giustizia devono essere accessibili a tutti, non venir sacrificate da una logica di mercato che impoverisce molti a profitto di pochi.

 

In modo simile devono essere protetti i beni comuni (dalle foreste, agli ospedali, alle scuole, alle infrastrutture, al paesaggio, etc.) mettendo fine alla privatizzazione e alla degradazione di ciò che appartiene alla collettività, com’è stato negli anni del capitalismo ultraliberale nel quale il mondo ha derivato.

 

Nei miei campi di lavoro specifici, salute e insegnamento, vorrà dire impegnarmi per aumentare la qualità delle cure ai pazienti, per migliorare le condizioni di lavoro del personale e per mettere più energie nella formazione delle nuove leve; campi oggi minacciati da chi non vuole investire le risorse finanziarie necessarie a costruire un presente più giusto e un futuro più sicuro.

 

L’elemento incoraggiante è che tutto questo è possibile: sappiamo già fare quello che è necessario fare, e abbiamo le risorse economiche, materiali e umane per farlo. Mettiamoci al lavoro.

 

 

Pietro Majno-Hurst, Brissago, 15.08.2023

Una versione più articolata e annotata di questo testo è disponibile su www.majno.ch

 

 

 

1. Rockström, J., Gupta, J., Qin, D. et al. Safe and just Earth system boundaries. Nature 619, 102–111 (2023). https://doi.org/10.1038/ s41586-023-06083-8

2. simbolicamente, da quando il rapporto del Club di Roma ha esposto l’incompatibilità di una crescita economica che si vorrebbe infinita in un mondo finito.

https://it.wikipedia.org/wiki/Club_di_Roma,

3. https://www.bankingonclimatechaos.org/