di Greta Gysin*
Gli eventi climatici estremi di questi ultimi mesi spaventano per l‘intensità, la durata, la frequenza e soprattutto per le conseguenze. In Svizzera come nel resto del mondo nelle scorse settimane abbiamo visto alcune manifestazioni di questi estremi: dalla canicola alla grandine, dai downburst alla siccità passando per incendi e inondazioni.
Si va sempre più e a gran velocità verso un'alternanza di estremi meteorologici, e il Ticino e la Lombardia risultano regioni molto colpite. Fatti incontestabili che, ormai, nessuno dovrebbe più poter ignorare e che sembrano aver alterato anche il clima politico e mediatico svizzero.
Finalmente alcuni media più vicini all’economia che non all’ambiente, come la NZZ o Le Matin, danno più spazio a persone esperte di clima, di prevenzione dei rischi climatici, di salute pubblica. Il motivo del cambio di prospettiva è presto detto: le conseguenze degli eventi climatici estremi colpiscono sempre più duramente e direttamente l‘economia, la produzione e il commercio anche alla nostra latitudine.
A fine luglio in poche ore le raffiche di vento a La Chaux-de-fonds e la grandine sulla stazione di Losanna hanno interrotto strade e ferrovia e provocato ingenti danni alle abitazioni, all’agricoltura e agli stabili commerciali e industriali. A poche ore di distanza anche il Ticino è stato colpito dalla grandine, in particolare sulla zona commerciale di Grancia. I danni si vedono, preoccupano e si pagano.
Durante questa stessa estate anche il caldo, la canicola e l‘afa hanno dimostrato quanto sia urgente reagire, non solo per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, ma anche con misure di adattamento ai cambiamenti climatici. Nel 2022 sono morte quasi 500 persone in Svizzera per il surriscaldamento climatico e senza misure, in particolare nelle città, questa cifra è destinata ad aumentare. Servono ovunque più spazi e più tetti verdi, più alberi, più fontane. Ancora una volta, le fasce più fragili della popolazione sono quelle più colpite: quelle che non possono permettersi di trasferirsi altrove o di acquistare un climatizzatore, tanto quanto le persone anziane e quelle malate.
Occorre agire, abbiamo già perso troppo tempo e ne paghiamo, duramente, le conseguenze.
Tuttavia, in questo periodo di eventi estremi e di sconvolgimenti contrapposti, a colpire è anche il contesto mediatico e politico. Se da un lato alcuni media stanno acquisendo maggior consapevolezza, dall’altro sui quotidiani cantonali e sui social sempre più spesso c’è chi nega, banalizza o sminuisce gli sconvolgimenti in corso, oltre ad attaccare duramente chi prova a spiegare l‘urgenza di agire. Abbiamo letto di isterismo climatico e di fanatismo ecologista, e gli attacchi d‘odio verso la scienza o verso persone esperte di sostenibilità sono sempre più violenti. Prese di posizione che mirano a dividere e contrapporre, invece che, finalmente, ad agire.
Oggi più che mai serve la consapevolezza individuale, non solo nelle vite quotidiane ma anche, e soprattutto, nelle scelte politiche e collettive. Perché un problema sistemico come la crisi climatica, non può essere risolto dai singoli, ma ha bisogno di misure politiche. Le grandi aziende e l’economia devono essere obbligate a assumersi la loro responsabilità e fare la propria parte!
La situazione è drammatica, ma non persa: possiamo ancora limitare i danni e prevenire il peggio, cambiando le maggioranze politiche e seguendo esempi virtuosi.
Ci sono comuni, quartieri e persino imprese private che sono più all‘avanguardia, più efficienti e più responsabili di molte autorità pubbliche nazionali o regionali. Dobbiamo prendere esempio ed attuare queste strategie già introdotte efficacemente altrove. Senza sperare in soluzioni tecnologiche che ancora non ci sono e senza più sprecare più un centesimo in tecnologie dannose o inquinanti.
Le soluzioni ci sono. Ma il momento di cambiare è adesso. Insieme, in difesa delle persone, della qualità di vita, dei diritti fondamentali, delle fasce più deboli della popolazione. E il diritto ad un ambiente sano, sicuro e sostenibile è il primo e più irrinunciabile. Abbiamo la possibilità di garantirlo, a noi e alle generazioni dopo di noi. Ma abbiamo anche la responsabilità di provvedere, di agire e soprattutto di votare per il cambiamento.
* Greta Gysin
Consigliera Nazionale
Candidata al Consiglio Nazionale e al Consiglio degli Stati
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