Dopo gli sgravi, piovono i tagli

di Francesco Bonsaver

 

Prima scavi la fossa, poi chiedi sacrifici per coprirla. Nel 2020, il Cantone aveva tagliato le entrate riducendo per tre anni il coefficiente cantonale d’imposta dal 100 al 97%. Guardando i consuntivi sul gettito d’imposta delle persone fisiche, l’impatto della riduzione del coefficiente cantonale sui tre anni è stato tra 120 e 150 milioni di entrate in meno per le casse cantonali.

Oggi il governo propone nel Preventivo 2024 di tagliare la spesa pubblica di 133,7 milioni, una cifra simile agli ammanchi creati negli ultimi tre anni. Il tappabuco di cui si parlava sopra.



 

Certo, nel medesimo triennio le uscite sono state maggiori delle entrate, non solo per la riduzione del coefficiente, ma perché la società muta e i bisogni variano. Inoltre erano gli anni della pandemia, dove l’introito delle imposte di aziende e salariati ha subito una flessione mentre lo Stato era molto sollecitato, dalle imprese in modo particolare. Ma quei milioni tolti alle casse statali con l’abbassamento del coefficiente, oggi pesano e influenzano le scelte politiche.

 

Classe media alla cassa

A farne le spese oggi sono le 6.400 persone escluse dal diritto ai sussidi dei premi dell’assicurazione malattia per un risparmio statale stimato di sedici milioni. Persone appartenenti alla classe media il cui reddito non consentirà più di accedere al sussidio superando per pochi soldi la riga appena alzata dal governo. La famosa classe media di cui tanti si ergono a difensori che dalla riduzione del coefficiente d’imposta cantonale aveva risparmiato in un anno poche decine di franchi. Col simulatore d’imposta del sito cantonale, per una famiglia con due figli con 70mila franchi di reddito e 50mila di sostanza, quel 3% di riduzione corrisponde a 75 franchi di imposte in meno in un anno. Neanche sufficiente a coprire l’aumento di un mese dei premi malattia familiari.

 

Anzianità e disabilità colpite


A versar lacrime saranno anche anziani e disabili. Ai primi, il Cantone congelerà i versamenti futuri alle case per anziani sull’ultimo anno. «Le case anziani sono confrontate da diversi anni col mancato riconoscimento del costo della vita. Siamo preoccupati. A questo punto, vogliamo capire dal governo dove dobbiamo tagliare» ha detto alla Rsi un Eliano Catelli, presidente dell’associazione dei direttori delle case per anziani. Sempre in tema di anziani, il governo propone di aumentargli la fatturazione dei pasti a domicilio e la frequentazione dei centri diurni terapeutici Alzheimer per risparmiare 850mila franchi l’anno.


Il settore dei disabili perde invece 11 milioni di franchi di contributi. Ciò comporterà un blocco di «una serie di nuove prestazioni, magari anche pianificate, che nei prossimi anni verosimilmente non potranno essere attuate» ha commentato Danilo Forini, direttore di Pro Infirmis Ticino. A titolo d’esempio, significa che per le famiglie con un figlio a cui è stato diagnosticato l’autismo si allungano i tempi per usufruire di un servizio specialistico. Previsti tagli anche ai servizi psicoeducativi per adolescenti, in un momento in cui il disagio è in crescita.


A pagar dazio importante saranno i dipendenti delle strutture per anziani e per disabili, poiché in entrambi i settori il personale rappresenta quasi l’ottanta per cento delle uscite. «Gli operatori sociosanitari arrivano da un periodo molto duro dopo il Covid. Ed è un mestiere già duro di per sé ed è difficile trovare del personale qualificato. C’è un grande tasso di abbandono tra infermieri ed educatori. Visto che il contributo fisso del Cantone sarà diminuito, si andrà a toccare le condizioni di lavoro» spiega Forini. Discorso identico dai direttori delle case anziani per il proprio personale.



Meno reddito per i dipendenti


Ad essere penalizzati sarà l’intero settore pubblico. Ai dipendenti cantonali viene chiesto un contributo eufemisticamente definito di “solidarietà” che ridurrà i loro salari fino al 2% in maniera progressiva a partire da un reddito salariale annuo di 60mila franchi. A peggiorare il potere d’acquisto dell’insieme dei dipendenti pubblici, si aggiunge il mancato riconoscimento del rincaro e il maggior contributo chiesto per sanare la cassa pensioni. C’è chi si è preso la briga di tradurre in soldoni a quanto ammonti la perdita salariale per dipendente a seconda della classe salariale occupata. Impossibile riassumere qui l’effetto sulle varie classi salariali dei dipendenti pubblici elaborato dal Movimento per il socialismo (Mps). Ci limitiamo a segnalare che la perdita annua va dai mille ai 2.500 franchi a seconda dell’anzianità nelle prime due classi, fino ai 2.500 e 5.300 annui per chi occupa posizioni di quadro medio.

 



La mannaia Morisoli


L’urgenza della manovra, spiega il governo nell’introduzione al pacchetto di tagli, è dovuta «al pareggio del conto economico entro il 31 dicembre 2025 con misure di contenimento della spesa e senza riversamento di oneri». Il famoso decreto Morisoli, approvato nel 2021 dalla maggioranza dei parlamentari di destra, Lega-Plr e Udc. Il decreto fu poi benedetto in votazione popolare dal 38% del corpo elettorale che si recò alle urne a metà maggio, ottenendo il 57% di sì.
 
«Chi dice che non ci saranno tagli e non si toccheranno le fasce più fragili della popolazione mente» aveva detto la coordinatrice dei Verdi Samantha Bourgoin lanciando la campagna dei contrari al decreto Morisoli. «Ogni volta che si è raggiunto un timido equilibrio nei conti pubblici, le forze che sostengono questa iniziativa dell’Udc hanno promosso e votato inutili sgravi fiscali, che hanno gettato nuovamente nel profondo rosso le finanze cantonali. E che hanno colpito la progettualità dello Stato. E sempre dalla destra stanno arrivando ulteriori proposte di sgravi» aveva ricordato Ivo Durisch, capogruppo dei socialisti nel dibattito in Gran Consiglio sul decreto Morisoli. I fatti gli danno parzialmente ragione. Neanche il tempo di coprire un buco che se ne prepara un altro.



Vogliono allargare il buco


A luglio, il Consiglio di Stato ha presentato l’ennesima riforma tributaria. La metà dei nuovi sgravi andrebbe a favorire gli alti redditi, dai 350.000 franchi in su. L’ammanco annuo per le casse pubbliche cantonali sarebbe di 23 milioni, diciotto per quelle comunali. A pagare lo sgravio dei ricchi dovrebbe essere l’intera cittadinanza, poiché a mente del governo, andrebbe annullata l’ulteriore riduzione del coefficiente dal 97 al 96% prevista per il solo 2024. La rinuncia ad uno sgravio di pochi spicci per la gran parte dei contribuenti per finanziare un bel risparmio ai ricchi. Solidarietà al rovescio.
 
Ma non finisce qui. Lo stesso governo ha chiarito che ai tagli annunciati ora, ne seguiranno altri il prossimo anno. «Altrimenti sarà impossibile rispettare il Decreto Morisoli imposto dalla Costituzione». Per dire no a questa politica e ai tagli, i sindacati (Unia compresa) e dei movimenti politici hanno indetto una manifestazione per mercoledì 22 novembre alle ore 17 in Piazza del Governo a Bellinzona.

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