Da Netanyahu alla Meloni

L'editoriale - Q47

 

L’inserto centrale di questo numero dei Quaderni, e non poteva essere diversamente, è dedicato alle spaventose notizie che ci arrivano non solo da Gaza, dove continuano i bombardamenti a tappeto anche su ospedali e campi profughi, ma anche dai Territori Occupati, dove i coloni israeliani si danno a dei veri e propri pogrom.

 

Nei nostri Quaderni siamo sempre stati prudenti nell’usare il termine genocidio, oggi troppo spesso inflazionato ed usato a sproposito (si veda a proposito il Quaderno 39, “Dell’uso politico del termine genocidio”).

 

Nel caso di Gaza, dove i palestinesi continuano ad essere uccisi proprio perché sono palestinesi, il termine ci sembra invece purtroppo appropriato. Nonostante ciò, e questo è veramente sconvolgente, la stragrande maggioranza dei media nazionali ed internazionali continuano a sostenere in modo unilaterale la posizione del governo israeliano di estrema destra.

 

Abbiamo subito condannato il massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre: questi fatti non giustificano però la punizione collettiva a cui sono ora sottoposti in modo sempre più feroce tutti i palestinesi. Le punizioni collettive sono riconosciute come crimini di guerra: qui siamo però ora probabilmente già oltre e cioè ai crimini contro l’umanità.

 

Per fortuna l’opinione pubblica internazionale sta reagendo in modo sempre più massiccio: non solo nei paesi arabi, ma anche in molte città occidentali.

 

Per la prima volta anche la sinistra del partito democratico statunitense, sotto la pressione delle sempre più estese rivolte dei campus universitari, si sta smarcando dalla linea filoisraeliana sin qui sempre seguita dalla leadership di questo partito.

 

A sostenere in modo sempre più smaccato, in nome della difesa dei valori occidentali(sic!), le posizioni del governo israeliano sono invece i vari Salvini, Meloni, Orban, Trump ed accoliti.

 

Molti di loro hanno scambiato il tradizionale antisemitismo dell’estrema destra con una sempre più pronunciata islamofobia: vedere Marine Le Pen, figlia di cotanto padre, partecipare ad una manifestazione contro la recrudescenza degli atti di antisemitismo fa strabuzzare gli occhi.

 

Ma la loro plateale simpatia per Netanyahu, notoriamente capo di una coalizione di razzisti, è più che comprensibile.

 

Ancora di più di quant’è capitato con la guerra in Ucraina, la mattanza di Gaza sta ridisegnando le coordinate dei sentimenti popolari a livello mondiale.

 

E non è detto che alla fine sia proprio l’alleanza Netanyahu-Trump-Meloni a dover trionfare.

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