La scienza dell’incredibile

Come si formano credenze e convinzioni e perché le peggiori non muoiono mai

di Franco Cavalli

 

Confesso immediatamente che il libro non l’ho ancora letto, ho visto solo alcune delle pagine che sono state sinora pubblicate in internet.

 

Ho letto però con molta attenzione l’intervista all’autore fatta da Andrea Capocci (10 luglio 2023), giornalista scientifico del Manifesto, sicuramente il migliore al momento in circolazione, almeno nella vicina repubblica. Prendo qui alcuni spunti da questa bella intervista, perché il tema mi sembra estremamente interessante, tenuto conto anche di tutto quanto abbiamo vissuto durante la pandemia.

 

Capocci inizia dicendo che “la predilezione dell’Homo Sapiens per le teorie del complotto non è, secondo Massimo Polidoro, una novità dell’oggi, ma un fatto biologico da prendere sul serio e con una lunghissima storia alle spalle”. Massimo Polidoro ha lavorato per molto tempo con Piero Angela, che gli aveva offerto una borsa di studio quando aveva solo 18 anni per raggiungere negli Stati Uniti l’illusionista James Randi proprio perché Angela aveva giustamente capito che gli illusionisti potevano insegnare agli scienziati i trucchi per ingannare i cervelli più razionali e diffondere fake news.

 

Secondo Polidoro la mentalità del cospirazionista arriva da lontano “è uno dei comportamenti favoriti dall’evoluzione, che un tempo ci fu utile e oggi è diventato problematico”. Difatti, molti nostri antenati sospettavano cosa avessero in mente le tribù vicine, e ciò talvolta li ha salvati. L’istinto inverso invece ha condannato diverse tribù, per cui attraverso l’evoluzione queste tribù non hanno potuto trasmettere alla discendenza la propria “apertura”, ma sono sopravvissuti soprattutto coloro che erano “sospettosi”. Se è vero che negli ultimi 40mila anni molte cose sono cambiate, purtroppo i tempi dell’evoluzione sono più lunghi di quelli della civiltà.

 

Nell’intervista Polidoro dice “abbiamo anche sviluppato capacità razionali che ci permettono di mettere a freno le nostre pulsioni istintive, ma è uno sforzo che richiede fatica. Il Premio Nobel Daniel Kahneman ha spiegato in modo molto chiaro che “nella nostra mente convivono due forme di pensiero: una più antica e impulsiva e quella più recente che valuta punti di vista diversi, soppesa le prove. La prima entra in azione istantaneamente, la seconda è più pigra e non sempre facciamo in tempo ad attivarla”. Evidentemente tutto ciò capita soprattutto quando ci troviamo davanti a situazioni e prove difficili da valutare: l’abbiamo visto con grande evidenza, come spiega Capocci, durante la pandemia, quando la scienza si è trovata davanti a un fenomeno nuovo e non aveva certezze immediate. E qui cito ancora una dichiarazione di Polidoro: “La spiegazione secondo cui c’era qualcuno che aveva pianificato, per quanto paradossale, è rassicurante. Lo diceva bene Pasolini: le teorie del complotto ci fanno delirare perché ci sollevano dal peso di doverci confrontare da soli con una realtà che ci spaventa”.

 

La disinformazione assolda finti esperti, autori di ricerche senza valore, per creare l’idea che non ci sia un consenso scientifico sull’argomento. Ne parliamo anche in questo numero dei Quaderni a proposito di quanto han fatto durante molti anni sia i produttori di sigarette che le compagnie petrolifere, per convincere la popolazione che i loro prodotti non erano pericolosi. Interessante è che Polidoro (e a questo soggetto è dedicata la parte finale dell’intervista) sostiene che illusionisti e prestigiatori, proprio perché esperti d’inganni, siano spesso molto più abili di tanti scienziati a riconoscere quando pubblicazioni scientifiche sono basate su manipolazioni o su veri e propri imbrogli. E Polidoro cita un esempio che mi ha molto affascinato, anche perché conoscevo la storia, ma non questo dettaglio. “Quando fu pubblicato una ricerca sulla ‘memoria dell’acqua’, che creava le basi scientifiche dell’omeopatia, il direttore di Nature invitò Randi, il più famoso illusionista negli USA, a partecipare alla commissione d’indagine e fu lui a spiegare come la ricerca era stata manipolata”.

 

Non ho proprio dubbi: appena riesco a mettere le mani su tutto il libro, lo leggerò tutto d’un fiato.

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