Spitex pubblici in difficoltà, trionfano i privati

di RedQ

 

La conferenza dei presidenti dei servizi d’assistenza e cura a domicilio d’interesse pubblico (SACD) ha ultimamente picchiato i pugni sul tavolo, lamentandosi che “l’offerta di cure a domicilio nel nostro cantone è fuori controllo per un’esplosione incontrollata di Spitex privati e, soprattutto, d’infermieri indipendenti”.

Effettivamente dal 2016 gli Spitex privati sono passati da 24 ad oltre 60, mentre il numero degli indipendenti nello stesso periodo è cresciuto da 210 ad oltre 500. Un numero quest’ultimo veramente impressionante, perché rappresenta un terzo di tutti quelli che operano in Svizzera: un chiaro segno di una grave disfunzione. Secondo il SACD, quest’evoluzione sarebbe all’origine dell’esplosione dei costi sanitari nel settore delle cure a domicilio.

 

Non c’è dubbio che la situazione sia grave, soprattutto di questi tempi con l’esplosione dei premi di cassa malati. Ricordiamoci che già qualche anno fa un’iniziativa popolare della sinistra aveva chiesto la riorganizzazione totale del settore Spitex, con un ruolo determinante e quasi esclusivo del cantone. Ben poco è stato però fatto, si è sempre ceduto agli interessi dei privati, non da ultimo a quelli dei medici che tuttora devono certificare le attività, anche degli infermieri indipendenti.

 

Risultano quindi p. es. poco credibili i piagnistei dei dottori Gilardi e Macchi, padri padroni degli Spitex di Locarno e Lugano, noti esponenti della Destra cantonale e personaggi di spicco del SACD. È facile immaginarsi con quale cipiglio si opporrebbero ad ogni controllo dell’offerta medica nel settore ambulatoriale.

 

Su questo importante tema dovremo ritornare, anche se due conclusioni ci sembrano già chiare. L’esplosione degli Spitex privati è in gran parte dovuta alle difficoltà e alle disfunzioni degli Spitex pubblici, di cui si è discusso un paio di volte anche in Gran Consiglio, spesso impossibilitati a fornire una prestazione ottimale e continua, anche perché già vittime di risparmi scriteriati.

 

Molta responsabilità ricade perciò sul DSS che da quando è diretto dal PPD-Centro strizza sempre di più l’occhio ai privati. Inoltre, come abbiamo documentato in modo dettagliato in un articolo precedente (Premi di cassa malati: bisognerà arrivare ai forconi? Quaderno 46), non si potrà mai ridurre l’aumento dei costi della salute senza un controllo importante dell’offerta (nel mercato sanitario a farla da padrone è difatti l’offerta e non la domanda).

 

Se non si dà quindi allo Stato la possibilità di controllare quest’offerta (come avviene p. es. nei paesi scandinavi o in Canada), è evidente che lasciando, com’è il caso attualmente, campo totalmente libero alle forze del mercato, non potrà che esserci una continua esplosione dei costi. Sarebbe ora di capirlo e di agire di conseguenza.

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