L'editoriale - Q48
Era dalla grande manifestazione ai tempi dello sciopero delle Officine che non si vedeva più una folla così numerosa come quella che ha inondato sabato 20 gennaio il viale della stazione di Bellinzona.
Basti dire che, quando gli ultimi stavano partendo dal Piazzale della stazione, la testa del corteo aveva già raggiunto Piazza Indipendenza. Tra i 5000 citati dalla RSI e gli 8000 avanzati dagli organizzatori, è probabile che la realtà sia più vicina a questa seconda cifra, anche se è sempre difficile fare una stima esatta dei partecipanti. Fatto sta che eravamo grossomodo il doppio di quanti hanno manifestato il 22 novembre scorso: è questo è il dato fondamentale.
Non c’è dubbio che questo enorme successo (solo il CdT l’ha relegato a pag. 5) scuoterà ulteriormente la struttura di potere dei partiti borghesi, che già aveva fortemente scricchiolato dopo la manifestazione di novembre.
Improvvisamente difatti, salvo l’UDC di Morisoli (schernito nel corteo dall’assordante ritornello “chi non salta Morisoli è”), Liberali, Centro e Lega han cominciato a squagliarsi nascondendosi dietro giustificazioni tipo ” in fondo non è quanto volevamo”, mentre quasi tutti i Consiglieri di Stato si guardavano bene dal sostenere pubblicamente i famigerati tagli. È che stavolta l’avevano fatta grossa: da una parte proporre osceni sgravi fiscali a chi guadagna più di 30'000 franchi al mese, dall’altra tagliare per dozzine di milioni sussidi per premi di cassa malati, finanziamenti ai disabili, ospedali, istituzioni sociali, oltre all’azzeramento del carovita. Al momento in cui scriviamo, il succitato triciclo (con la Lega sempre più alla deriva e Dadò che lancia appelli al “si salvi chi può”) sembra essere in conclave permanente per trovare una via d’uscita dal labirinto in cui si è cacciato. Staremo a vedere.
Ma già ora un paio di considerazioni devono essere fatte. Anche da noi molti nodi stanno arrivando al pettine, soprattutto per le conseguenze degli enormi regali che negli ultimi 20 anni sono stati fatti ai ricchi. A livello globale (ma anche da noi) si vive una concentrazione del potere economico che non trova precedenti nella storia e che sta schiacciando salari e diritti sociali acquisiti. Basti pensare che negli USA, dove tutto si manifesta sempre prima, già ora l’80% del capitale è controllato dallo 0,3% degli azionisti.
Per quanto riguarda la Sinistra, che per intanto a livello cantonale si sta battendo bene, quanto sta capitando sottolinea una vecchia verità: i rapporti di forza non si cambiano con le mozioni e le interpellanze. Lo strapotere borghese può essere sconfitto, a vantaggio delle classi popolari, soprattutto facendo crescere i movimenti extraparlamentari alternativi. Ma su tutto ciò ritorneremo a tempo debito.
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