Storia della Crimea

di RedQ

 

Aldo Ferrari insegna storia dell’Eurasia all’Università Ca’ Foscari di Venezia e dirige ricerche su Russia, Caucaso e Asia centrale in diverse istituzioni italiane ed europee. 

Che l’autore sia un grande esperto della storia di quelle regioni lo si capisce immediatamente, aprendo già le prime pagine di questo libro, che tutto sommato e in modo relativamente contenuto racconta tutto quanto è capitato in Crimea, l’isola bagnata sia dal Mar Nero che dal mare di Azov, che per la sua particolare posizione geografica ha sempre giocato un ruolo importante nella storia dell’Eurasia e del Mediterraneo.

 

La Crimea è una penisola, con un territorio di poco superiore della metà di quello della Svizzera, già citata nel VIII secolo a.C. da Erodoto. Nella sua lunga storia è stata abitata da Tauri, Cimmeri, Sciti, Greci, Goti, Bizantini, Ebrei, Armeni, Genovesi, Tatari, Russi. In epoca moderna due popoli hanno avuto un ruolo fondamentale, in sostanza egemonico: dapprima i Tatari (dal 1441 al 1783), quindi i Russi dal 1785 in avanti.

 

Il libro è sicuramente molto attuale per il ruolo importante che la Crimea gioca nell’attuale guerra russo-ucraina: lo si legge facilmente e rapidamente. È molto consigliabile, visto che i media occidentali (ma anche da noi la RTSI) parlano spesso della Crimea in modo poco oggettivo. La sua annessione alla Russia nel 2014 viene difatti di solito definita come conquista, invasione o con termini simili che immediatamente sanciscono che la Russia ha semplicemente conquistato manu militari la penisola.

 

A questo proposito citiamo alcune affermazioni che si trovano nel libro: “c’è però da chiedersi se davvero gli abitanti della Crimea sentono di vivere su un territorio occupato”, “la percezione della maggioranza dei residenti della Crimea non sembra invece confermare questo quadro”. Poi si citano una serie di sondaggi condotti anche da centri di ricerca occidentali. Questi sondaggi segnalano tra l’altro come il sostegno tra la popolazione all’appartenenza alla Russia è andato aumentando negli ultimi anni, anche per quanto riguarda la minoranza dei Tatari, che all’inizio erano molto contrari.

 

Da noi non viene neanche quasi mai ricordato il fatto che l’annessione era stata “convalidata” da un referendum: sicuramente eseguito in condizioni non ottimali, ma non peggiori di quelle esistenti come p.es. con l’equivalente referendum in Kosovo (il cui distacco dalla Serbia è tra l’altro contrario al diritto internazionale), che da noi viene invece considerato come altamente democratico. Da noi si sottace anche che la Crimea era stata agganciata all’Ucraina da Kruchev (di origine ucraina), nel momento però quando Russia e Ucraina facevano parte dell’Unione Sovietica e quindi si trattava di uno spostamento di tipo amministrativo, come potrebbe essere lo spostamento della Mesolcina dai Grigioni al Ticino.

 

Il libro evidenzia le dimensioni multietniche e multiculturali e tutte le complessità storiche della Crimea che vanno sicuramente tenute in conto per capire la situazione attuale. Da tutta questa storia il lettore può anche capire quale importanza culturale e sentimentale rappresenti questa penisola per la “Madre Russia” e perché se questa folle e totalmente inutile guerra arrivasse ad uno scontro decisivo proprio per le riconquiste da parte ucraina della Crimea, ciò renderebbe indubbiamente non così improbabile un ricorso all’arma nucleare da parte del Cremlino. E questo rappresenta attualmente per tutta l’umanità il pericolo maggiore, anche se si fa di tutto per sottacerlo.

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