Mendrisiotto regione aperta: intervista a Willy Lubrini

di RedQ

 

Com’è nata l’associazione Mendrisiotto Regione Aperta (MRA) e perché è diventata un’associazione vera e propria?

È nata in un bel giorno caldo e soleggiato di questa estate quando abbiamo letto e sentito dai mass media che Chiasso era sommersa nel caos della migrazione, invasa da pregiudicati, delinquenti, falsi minorenni e falsi richiedenti l’asilo.

 

Improvvisamente siamo stati risucchiati in uno stato d’emergenza permanente, dove si faceva fatica a distinguere gli allarmi veri da quelli falsi, minacce reali e paranoie, resoconti della realtà e propaganda ideologica. Nel vuoto e nel silenzio assordante della politica e delle istituzioni la propaganda politica dei tromboni della paura aumentava in decibel e in false notizie.

 

Per chi erano e sono questi messaggi? Chi sono i possibili recettori di questa propaganda xenofoba e razzista?

 

Abbiamo assistito ad un caravanserraglio fino al giorno delle elezioni federali, poi il silenzio. Nel mezzo di questo baccano, in occasione della festa alternativa del primo agosto 2023 nasce in modo spontaneo l’embrione del movimento MRA. È la volontà comune di un gruppo di amici e conoscenti di reagire alla propaganda xenofoba e razzista promuovendo, come prima azione politica, un’inchiesta sociologica al fine di sondare la fondatezza della narrazione della destra.

 

Da movimento siamo diventati un’associazione vera e propria con l’obiettivo di assumere una personalità giuridica che faciliti il nostro impegno sociale e politico per il miglioramento delle condizioni di vita dei richiedenti l’asilo. Uno statuto, quello dell’associazione, che permette di semplificare le relazioni con le istituzioni pubbliche e private, garantire un funzionamento democratico e trasparente, avere credibilità giuridica nella ricerca di eventuali finanziamenti per progetti d’integrazione sociale delle persone.

 

 

Chi sono i membri, siete presenti in tutto il Mendrisiotto e quali sono gli scopi principali della vostra associazione?

Membri della nostra associazione sono uomini e donne che abitano, vivono e lavorano prevalentemente nel Mendrisiotto, ma anche da altre regioni del Ticino. Sono circa cento persone di tutte le età e classi sociali: studenti e studentesse, pensionati/e, insegnanti, professori, operai/e, infermieri/e, educatori/educatrici, medici, pittori, ecc. Ci accomuna l’interesse generale per l’altro, la comunità e l’integrazione sociale. Lo scopo della nostra associazione è così definita nello statuto: (…) migliorare la coesione sociale, per favorire il senso di appartenenza alla comunità e l’interazione fra tutte le persone. (…).

 

Partendo da questo principio, la nostra intenzione è di saldare una sorta di patto sociale tra la comunità del Mendrisiotto e il Centro Federale d’Asilo (CFA) gestito dalla Segreteria di Stato della migrazione (SEM). Un accordo che consiste nella tessitura di una rete sociale, costituita da istituzioni pubbliche comunali e società civile, come supporto ai richiedenti l’asilo accolti nel CFA di Chiasso e Pasture.

 

 

Perché c’è la necessità di un supporto sociale a favore dei richiedenti l’asilo?

I CFA sono istituzioni sovente sovraffollate, le persone sono costrette a vivere in spazi ristretti e nella promiscuità. I migranti sono obbligati all’inattività quasi totale dai sedici anni perché a questa età viene meno l’obbligo scolastico, nonostante che in Ticino il limite legale sia stabilito ai diciotto anni. Inattività e mancanza di prospettive inducono a uno stato d’incertezza e isolamento che causa sofferenza e depressione.

 

Il Servizio Psicosociale di Chiasso, che collabora con la SEM per la presa in carico degli ospiti dei CFA, ha indicato fra i fattori di rischio che minacciano la salute mentale dei migranti, lo scarso supporto sociale.

La prevenzione possibile consiste nella creazione di una rete sociale di sostegno: una politica delle opportunità che si realizza grazie alla collaborazione delle istituzioni pubbliche e alla partecipazione della società civile.

 

 

Voi avete voluto un’inchiesta sociologica, condotta poi da Spartaco Greppi e Christian Marazzi, per capire cosa pensa la popolazione del Mendrisiotto a proposito dei migranti. Ce ne puoi parlare?

Si tratta di un’inchiesta aperta di novanta interviste valide ai fini dell’interpretazione. È un approccio empirico/ indiziario, senza pretesa di alcuna rappresentatività. A differenza della narrazione propagandistica, basata su poche interviste, sul sentito dire e alla generalizzazione strumentale dei casi, il “campione” costruito in maniera del tutto casuale è una raccolta d’informazioni più approfondita di un gruppo sociale. L’inchiesta sociologica restituisce un’immagine diversa da quella descritta dalla destra politica durante la campagna elettorale per le federali. Da questa ricerca non emerge un disagio diffuso e profondo della popolazione locale. Un dato rilevante emerso dall’inchiesta è che la maggior parte degli intervistati concorda con queste asserzioni:

– non ha paura della presenza dei richiedenti l’asilo;

– la presenza del Centro Federale d’Asilo a Chiasso non è un problema;

– sui media e in generale nell’opinione pubblica si stanno esacerbando gli animi;

– bisogna organizzare lavori di pubblica utilità, cioè misure di tipo integrativo impostate sul lavoro e misure di tipo giuridico come la ripartizione dei migranti sul territorio.

 

 

Come mai questa discrepanza tra quanto voi avete trovato e le polemiche molto accese di chi sosteneva che ormai a Chiasso si viveva come a Lampedusa?

Perché alla destra interessa mantenere in tensione un popolo eternamente spaventato. Sono bravi a gridare “al lupo al lupo” ma incapaci di risolvere i problemi. La propaganda mira alle emozioni più che alla ragione dei cittadini/elettori. Poco gli importa se i migranti che trasgrediscono le leggi sono una piccola minoranza. Evocare l’isola di Lampedusa come paragone emozionante alla cittadina di Chiasso, significa suscitare il sentimento primordiale e attualissimo della paura. Un sentimento che non è nemico della condizione umana ma sua parte integrante: vive in relazione intima con la percezione del pericolo e con la domanda di protezione. La destra gioca fino in fondo il misero gioco d’imprenditore politico della paura montando ad arte una realtà travisata dalla propaganda e dalla falsità. Questa è la strategia della destra populista: esasperare e diffondere l’immagine d’incertezza e insicurezza per poi trasferirli nell’ambito pubblico delle istituzioni e nell’azione politica per conquistare il favore e il consenso dell’elettorato.

 

E qui sta la discrepanza fra la propaganda strombazzata dalla destra e la narrazione dei cittadini del Mendrisiotto riguardo il mondo della propria vita.

 

Diffondere la paura è un’azione politica pericolosa. La paura si può facilmente convertire in odio verso le minoranze, in ostilità, rifiuto e talvolta in desiderio di nuocere. La paura è antipolitica e come principio d’azione non può che essere distruttrice, scrive Hannah Arendt.

 

 

Dalla vostra inchiesta risulta che la popolazione sarebbe molto favorevole a che migranti e rifugiati dovrebbero avere la possibilità di essere impegnati in lavori di pubblica utilità. Un argomento sul quale volete insistere a livello politico?

Sì, è un’idea che stiamo sostenendo all’interno del Gruppo di coordinamento (dove siamo presenti come rappresentanti della società civile dal novembre scorso): coinvolgere tutti i comuni della regione a offrire e programmare lavori di pubblica utilità a favore dei migranti.

 

Sono tre i Comuni che da tempo organizzano questi programmi: Chiasso, Balerna e Novazzano, Castel San Pietro e Mendrisio solo recentemente. La presenza del CFA di Pasture ha un’importanza regionale e come tale riteniamo che debba essere sostenuta da tutti i comuni del Mendrisiotto.

 

Queste attività sono svolte nell’interesse generale e non devono fare concorrenza all’economia privata. Alcuni esempi sono lo sgombero di detriti franosi, il riassetto di sentieri, la cura dei boschi, la separazione dei rifiuti per il riciclaggio o l’aiuto per l’organizzazione di manifestazioni del Comune.

 

Questi impieghi consentono ai richiedenti l’asilo di avere contatti con la popolazione e di vivere nuove esperienze. Nello stesso tempo aiutano a strutturare la loro giornata, facilitano la convivenza nel centro d’accoglienza e l’interazione con la popolazione locale.

 

 

Come pensate di strutturare la vostra attività nel prossimo futuro?

Dal mese di novembre scorso siamo stati accolti nel Gruppo di accompagnamento del CFA come rappresentanti della società civile. In questo contesto vogliamo portare il nostro contributo alla politica migratoria del nostro territorio con una sensibilità verso la politica dell’accoglienza, dell’interazione e dell’integrazione sociale.

 

La nostra attività viene strutturata con un programma mensile di proposte per attività sportive, culinarie e culturali a favore dei richiedenti l’asilo.

Ad esempio, per il mese di gennaio abbiamo programmato un’attività pasticceria con 7 donne richiedenti l’asilo presso il laboratorio di pasticceria di un pasticcere di Coldrerio; due pranzi presso l’oratorio di Balerna; attività sportiva tutti i sabato pomeriggio presso una palestra di Chiasso messa a disposizione gratuitamente dal Municipio: due proiezioni cinematografiche presso la sala riunioni del ristorante la Meridiana a Balerna.

 

La nostra associazione si è strutturata al suo interno con questi gruppi di interesse: gruppo cucina, gruppo sport, gruppo cinema e il gruppo Osservatorio su razzismo e intolleranza.

La nostra intenzione è di coinvolgere maggiormente la società civile.

 

Abbiamo proposto un progetto di collaborazione tra le associazioni attive nel territorio e gli ospiti dei CFA. L’obiettivo è fare in modo che le associazioni possano proporre delle attività ai richiedenti l’asilo.

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