Giorgio Giudici e Tiziano Moccetti: il Cardiocentro è nostro!

di Red

 

È di oggi la notizià che Giudici e Moccetti (i CEO della Fondazione Cardiocentro) sono tornati alla carica, chiedendo l'intervento del Consiglio di Stato, per impedirne il passaggio sotto il cappello dell'Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) come prevede l'accordo sottoscritto negli anni '90.

 

Abbiamo già scritto diversi articoli in passato ma per meglio capire la situazione, torniamo volentieri sull'argomento che qualcuno ha giustamente definito la madre di tutte le battaglie tra il settore pubblico e quello privato della sanità ticinese.

 

Parliamo ovviamente del rientro previsto per il 2021 del Cardiocentro nelle strutture ospedaliere dell’EOC. Anche se nessuno l’ha mai ammesso, è evidente che il trovare una formula «privatistica» tale da poter impedire un rientro puro e semplice del Cardiocentro nell’EOC ha rappresentato uno degli obiettivi (e forse il principale) della riforma della legge EOC, che avrebbe permesso la creazione di ogni tipo di società anonima, legge chiaramente bocciata dal popolo nel giugno del 2016. Ma per i non addetti ai lavori, val forse la pena fare una piccola cronistoria.

 

All’inizio degli anni ’90, quando si trattava di decidere dove localizzare la cardiologia EOC, si scatenò la solita lotta tra Lugano e Bellinzona, che solo qualche anno prima aveva obbligato gli elettori ticinesi a recarsi alle urne per decidere chi dei due storici contendenti avrebbe avuto diritto al reparto di radioterapia.

 

Memori di questo episodio ma anche per le incessanti polemiche leghiste su una possibile chiusura dell’Ospedale Italiano, Consiglio di Stato e Direzione EOC furono ben contenti, di fronte a una donazione multimilionaria, di concedere il tutto all’appena creata Fondazione Cardiocentro. Il contratto della concessione gratuita di quasi 4’000 metri quadrati su cui costruire il Cardiocentro prevedeva però in modo estremamente chiaro che il tutto sarebbe ritornato all’EOC dopo 25 anni, cioè nel 2021, dato che la convenzione risale al 27 settembre 1996.

 

Le manovre per impedire questo rientro e per conservare il carattere privato del Cardiocentro sono iniziate già da diversi anni e si sono precisate con la trasformazione dell’orientamento politico del Consiglio d’Amministrazione dell’EOC (che conta sette membri), da un vago centro-sinistra a un chiaro centro-destra, dominato dai due leghisti e dai due rappresentanti PPD, il secondo (Beltraminelli) di diritto essendo egli il Consigliere di stato responsabile. Oltretutto le due cariche più importanti dell’EOC si dividevano tra il Direttore Generale G. Pellanda, responsabile della Clinica Sant’Anna sino al giorno prima della sua nomina nell’EOC, e P. Sanvido, Presidente leghista del Consiglio d’Amministrazione, nel passato attivo in Cardiocentro, da cui si dice fosse stato fatto dimissionare proprio per preparare questa sua ascesa nell’EOC. Per capire l’importanza di questi passi bisogna rendersi conto che il Consiglio d’Amministrazione dell’EOC è l’unica istanza che potrebbe decidere di rendere carta straccia la convenzione del 1996.

 

A suonare il primo attacco alla fortezza ci ha pensato Giorgio Giudici, Presidente del Consiglio di Fondazione di Cardiocentro, che in una trasmissione a Teleticino del marzo dell'anno scorso aveva apertamente dichiarato che bisogna fare tutto il possibile per evitare il rientro del Cardiocentro nell’EOC, onde garantirne il buon funzionamento e soprattutto «l’unicità»! Commentando queste sue dichiarazioni, che subito avevano provocato forti reazioni soprattutto in Gran Consiglio, il 31 marzo l’ex Re Giorgio dalle colonne del CdT proclamava che «il tutto doveva essere deciso solo tra Cardiocentro e Consiglio di Amministrazione EOC e che bisognava tener fuori dalla mischia la politica, perché altrimenti diventa un pollaio». Con tanti saluti alla democrazia, che però, come ben si sa, non è mai stata una sua preoccupazione prioritaria.

 

Per chiunque voglia essere un minimo obiettivo è evidente che il Cardiocentro potrebbe continuare a svilupparsi come ha fatto finora anche all’interno dell’EOC.

 

Basterebbe difatti vedere quanto è avvenuto con il Neurocentro e lo IOSI, tanto per fare due esempi.

Certo però che il Cardiocentro non potrebbe più lanciarsi in speculazioni edilizie come quella fatta recentemente a Lugano con l’acquisto dello stabile Mizar.