Legge polizia post-democratica

di Ivan Miozzari

 

Gobbi chiede di modificare la Legge sulla polizia cantonale. Il voto del Gran Consiglio, a meno di altri rinvii, arriverà entro mercoledì, nell’ultima sessione dell’anno. I parlamentari ci faranno questo regalo di natale avvelenato?

 

Verrebbero introdotti nuovi articoli a proposito di custodia di polizia, consegna dei minorenni, indagini di polizia preventive, fonti confidenziali, osservazione preventiva, indagine in incognito preventive, inchiesta mascherata preventiva, segnalazioni ai fini della sorveglianza discreta, costituzione di identità fittizie. Tutte fattispecie inesistenti nel diritto attuale, cantonale e svizzero, che, se entrassero in vigore, costituirebbero un attacco frontale ai diritti dei cittadini. Uno sfregio alla Costituzione Federale.

 

È un dispositivo di leggi che non sono destinate a servire la comunità e a garantirne la sicurezza sociale. Sono ideate per dare poteri speciali alla polizia. Il potere di agire al di fuori del controllo della magistratura, al di fuori del Codice di procedura penale (CPP).

 

Così il Rapporto di minoranza della Commissione della legislazione: “Tutte le nuove competenze attribuite alla polizia sembrano avere come caratteristica comune quella di voler creare uno spazio di azione poliziesca estraneo al potere giudiziario, in particolare alla procura pubblica, alle garanzie procedurali del CPP e ai diritti fondamentali riconosciuti dalla Costituzione federale e dalla CEDU. “

 

Una legge fatta su misura per una visione della società e dei cittadini non ascrivibile a una cultura democratica ma piuttosto a una di tipo totalitario. I cittadini sono potenzialmente sospettabili di crimini futuri e vanno dunque posti sotto il controllo preventivo della polizia. Come le inchieste mascherate preventive. Oggi le indagini sono regolate dal Codice di procedura penale (CPP), che garantisce il giusto equilibrio tra necessità di acquisire prove e protezione della sfera privata. Mentre i fermi sono decretati dal Giudice per i provvedimenti coercitivi. Che valuta la privazione della libertà con molta cautela, secondo quanto definito dalla Legge federale.

 

 

Con la legge Gobbi, sarà un ufficiale di polizia a prendere la decisione di privare una persona della libertà. Così come starà al poliziotto stabilire se le/la persona fermata possa avvisare i propri congiunti o un legale. Inoltre, la contestazione davanti al giudice è esclusa. In stile Cile anni ’70. Qui si pongono enormi problemi rispetto alla Costituzione Federale. L’ Art.31, Privazione della libertà, citato anche dal Consigliere di Stato nel Messaggio, cosa dice esattamente? Secondo il comma 2, “Chi è privato della libertà ha diritto di essere informato immediatamente, in una lingua a lui comprensibile, sui motivi di tale privazione e sui diritti che gli spettano. Deve essergli data la possibilità di far valere i propri diritti. Ha in particolare il diritto di far avvisare i suoi stretti congiunti.” E il comma 4: “Chi è privato della libertà in via extragiudiziaria ha il diritto di rivolgersi in ogni tempo al giudice. Questi decide il più presto possibile sulla legalità del provvedimento.” Dunque, se la via è giudiziaria va sottoposta alla magistratura secondo CPP, se è extragiudiziaria valgono i comma citati dall’articolo 31 della CF. Tranne che in Ticino, se passasse la legge al voto del Parlamento.

 

Anche le altre misure presentano delle gravi violazioni, e introducono pesanti conflitti di natura giuridica e palesi carenze rispetto alla cybercriminalità, a dimostrazione ulteriore che non prendono di mira la criminalità ma piuttosto il dissenso. Per saperne di più si consiglia di leggere il Commentario giuridico critico del Comitato di Berna e l’articolo sulla cybercriminalità del 07 dicembre 2018.

 

La polizia cantonale, in collaborazione con altri corpi e in collaborazione con la Magistratura inquirente, ha ottenuto considerevoli risultati sul fronte della criminalità. Il sistema dunque sembra funzionare, e dunque la polizia non ha bisogno di poteri speciali che le permettano di agire in un limbo legale senza garanzie costituzionali. Se gli strumenti a sua disposizione sono insufficienti, si rimedi a livello federale nei Codici preposti. Rispettando i diritti e le garanzie costituzionali.

 

Vale la pena ricordare le numerose sentenze pronunciate per vari tipi di abuso da parte di agenti di polizia. Che, per quanto è dato sapere, potrebbero essere solo la punta di un iceberg di omertà. In questo preciso passaggio in Gran Consiglio si rende necessario alla nostra democrazia che le forze di sinistra e i verdi dimostrino la capacità di essere unite, e che facciano scudo contro questo attacco ai diritti.

 

Leggendo il Rapporto di maggioranza è evidente la nonchalance con cui i partiti borghesi liquidano i diritti dei cittadini che non appartengono alle loro supposte élites, credendo forse di essere immuni alle conseguenze di una deriva illiberale. Forse pensando che il trattamento, che la polizia potrà riservare alle persone, riguardi solo le classi povere.

 

Giungerà il tempo di un’alleanza coi cittadini? Per il fascio-leghismo sembra che la priorità sia prepararsi alla battaglia che, in questa guerra dei ricchi contro i poveri, non tarderà probabilmente a manifestarsi in una contestazione organizzata. Battaglia che già si manifesta, a bassa intensità, contro una parte del corpo sociale del nostro Cantone, contro alcuni cittadini che hanno un pensiero diverso rispetto a quello dominante (o dominato?). Dunque in Governo si tenta di instaurare il controllo diretto sulla Magistratura attraverso nomine che competono invece al Legislativo, e si vuole il proprio braccio destro libero di instaurare un’ordine auto-riferito quindi arbitrario, senza farsi mancare la promozione di qualche poliziotto fascista.

 

Il Parlamento cosa vuole? Ce lo dicano i Deputati esprimendo il loro voto, che poi noi esprimeremo il nostro.