Il CF snobba le infermiere, queste rispondono a muso duro

di RedQ

 

Tutti in Svizzera sanno ormai che mancano e soprattutto mancheranno in futuro molte infermiere, soprattutto perché a livello nazionale formiamo solo il 43% di quelle necessarie.

Si è calcolato che entro i prossimi 5 anni mancheranno perciò circa 10’000 infermiere, questa cifra potrebbe poi salire addirittura a 30-40’000 tra una quindicina d’anni. Già ora il 90% delle case di cura hanno difficoltà a reclutare infermiere e in tutta la Svizzera si riesce a coprire il fabbisogno minimo necessario solo grazie all’immigrazione dalle nazioni vicino, in Ticino si tratta soprattutto di frontalieri.

 

Come abbiamo già descritto in queste pagine nel passato (Quaderno 16, Annette Biegger, Iniziativa popolare “Per cure infermieristiche forti”), l’Associazione Svizzera degli Infermieri (ASI) ha lanciato nel gennaio 2017 un’iniziativa popolare che nel nuovo articolo 117c della Costituzione prevede una serie di misure per assicurare la formazione di un maggior numero di infermiere, la realizzazione di migliori condizioni quadro per impedire che queste abbandonino presto il mestiere (ciò che oggi avviene in quasi la metà dei casi) e che permetterebbe alle infermiere di fatturare una serie di prestazioni, senza dover ricorrere sempre al parere del medico.

 

Questa iniziativa si era resa necessaria perché in Parlamento l’allora Consigliere Nazionale Cassis aveva fatto naufragare una proposta simile che era stata portata avanti da una serie di parlamentari di tutti i partiti.

 

In pochi mesi l’ASI ha raccolto ben 120’000 firme, che sono state consegnate il 7 novembre 2017. Esattamente un anno dopo il Consiglio Federale ha pubblicato il suo messaggio alle Camere, nel quale respinge al mittente l’iniziativa, dicendo inoltre che non è necessario pensare neanche ad un controprogetto. Nel suo testo, molto deludente e poco brillante, il Consiglio Federale sostiene che sono già state prese delle misure, che però in realtà nella maggior parte dei casi non vanno al di là del finanziamento di una serie di studi per chiarire i contorni del problema.

 

Una presa in giro, perché di studi ce ne sono ormai fin troppi! Quelle che mancano sono le iniziative per affrontare concretamente il problema, anche se a Berna si sussurra che Berset, pur non essendo mai stato molto entusiasta di questa iniziativa, voleva già mettere una somma a bilancio, che gli è stata tolta sembrerebbe anche questa volta su intervento di Cassis.

 

Ma le infermiere non hanno nessuna intenzione di accettare quest’inattività del Consiglio Federale, che sembra sotto sotto pensare che finché importiamo infermiere dall’estero, spendiamo meno nella loro formazione.

 

Lo stesso giorno della pubblicazione del messaggio del Consiglio Federale (7 novembre) le infermiere sono scese in piazza in una decina di città svizzere, tra cui Bellinzona. L’ASI, qualora a livello parlamentare non si riuscisse ad avere su iniziativa di qualche membro del Nazionale o degli Stati un controprogetto serio, sta già preparandosi alla votazione popolare, non da ultimo perché attualmente i sondaggi danno almeno un 75% di sostenitori per l’iniziativa.

 

Sembrerebbe che tutti gli svizzeri, salvo il Consiglio Federale, sappiano che il problema è urgente e che così non si può continuare. Proprio perché non si sentono per niente prese sul serio, sembrerebbe che le infermiere si apprestino anche ad abbandonare una serie di tavoli di lavoro organizzati dalle autorità federali, un po’ come hanno fatto i sindacati a proposito dell’accordo quadro con l’EU. Potrebbe quindi darsi, che anche su questo tema, il Consiglio Federale si ritrovi presto con pane per i suoi denti!

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