I cassamalatari attaccano le infermiere

di RedQ

 

In diversi numeri dei nostri Quaderni abbiamo parlato della situazione delle infermiere in generale ed in particolare dell’iniziativa popolare “Per cure infermieristiche forti”, lanciata nel gennaio 2017 dall’Associazione Svizzera degli Infermieri (ASI), che è stata consegnata già nel novembre 2017 con oltre 120’000 firme raccolte molto rapidamente.

 

Nonostante che il Consiglio federale abbia deciso di snobbare questo tema (vedi Quaderno 19, pagina 4), il Parlamento sembrerebbe orientato a preparare un controprogetto, che possa recepire almeno i punti principali dell’iniziativa.

 

Santé Suisse, il principale raggruppamento delle casse malati, ha ora aperto le ostilità sparando ad alzo zero sia contro l’iniziativa che contro ogni idea di un possibile controprogetto. In base a calcoli fantasiosi, di cui nessuno capisce la base, secondo Santé Suisse una realizzazione anche solo parziale (come quella sinora prevista nel controprogetto) di questa iniziativa porterebbe ad un aumento dei costi di perlomeno 5 miliardi. L’ASI ha risposto a muso duro dicendo che su elucubrazioni di questo tipo non intende neanche entrare in materia. Probabilmente siamo di fronte, come era già stato il caso durante la campagna contro l’iniziativa che propugnava una cassa malati pubblica ed unica, ad un tipico episodio di terrorismo propagandistico, inteso a difendere il dominio totale che le casse malati stanno ora esercitando sul nostro sistema sanitario.

 

Questo fuoco di fila sembra anche corrispondere ad una precisa tattica mediatica per sviare l’attenzione dopo il retrofront clamoroso sul tema dell’aumento delle franchigie minime, che la maggioranza borghese del Parlamento e nella quale i cassamalatari sono molto ben rappresentati, ha dovuto fare di fronte alla minaccia di un referendum, che avrebbe sicuramente avuto successo.

 

In piena campagna per le elezioni federali di ottobre, Santé Suisse vuole anche evitare ogni discussione sui molti deputati che la rappresentano in Parlamento e soprattutto sui salari stratosferici di molti CEO delle casse malati. Ultimamente la Signora Colatrella (CEO della cassa malati cristiano sociale, sic!), che intasca all’incirca 800’000 all’anno, in un’intervista alla Regione (5 aprile) ha candidamente affermato che non è lei, ma “il mercato a stabilire questo salario”. Come dire che sulla faccia tosta non c’è più un limite.

 

Che Santé Suisse si tranquillizzi: noi non abbiamo nessuna intenzione di lasciare cadere questo tema.

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