(Guarda il video) di Ivan Miozzari
Il CSOA aveva fatto sapere che il corteo in sostegno all’esperienza dell’autogestione non avrebbe coinvolto il centro di Lugano. In particolare per non disturbare un’altra manifestazione programmata: la corsa della speranza. Tuttavia le autorità municipali si sono lanciate, nei giorni precedenti la manifestazione, in avvisi dal tono fortemente securitario. Delineando zone proibite, una zona rossa che ci riporta a tristi eventi del recente passato.
Si potrebbe pensare ad un tentativo, da parte di alcuni politici cittadini, di terrorizzare la popolazione. Attitudine che si è concretizzata con l’imponente dispositivo di polizia in tenuta antisommossa che ha dato l’impressione di essere, più che altro, una provocazione. Un tentativo, non riuscito, di esacerbare gli animi per provocare una reazione e uno scontro.
Tentativo vano, dato che il corteo, composto da persone di fasce di età assolutamente eterogeneo, dalle famiglie con bambini, da anziani e da giovani ha esclusivamente manifestato verbalmente e in modo colorato e gioioso il proprio dissenso alla disdetta unilaterale e indiretta di una convenzione sottoscritta diciassette anni fa proprio dalle autorità cittadine e da quelle cantonali per l’uso dello spazio inutilizzato dell’ex macello. Ma anche a ribadire che l’autogestione, le attività culturali che esso è in grado di generare, attraverso il volontariato, a favore di tutti ed in particolare a coloro che non possono spendere capitali per poter disporre di spazi aggregativi, è un elemento che le città dovrebbero valorizzare, come avviene in altri cantoni, invece che demonizzare.
Assolutamente prevedibile il carattere pacifico della manifestazione: è bene ricordare che nessuna manifestazione degli autogestiti è mai degenerata in episodi di violenza o di danneggiamento di beni. L’unico episodio aberrante è stato il gratuito attacco della polizia, che, ormai più di venti anni fa, con manganelli alla mano e sparando proiettili di gomma, aggredirono giovani che al parco del Tassino stavano facendo, utilizzando uno spazio pubblico, una festa improvvisata quanto pacifica.
Sarebbe interessante sapere quanto ci è costato cotanto sforzo securitario totalmente sganciato da una qualsiasi necessità se non quella di far passare un chiaro messaggio politico. Il dispositivo di polizia messo in piedi, in settimane di preparazione con forze di polizia di altri cantoni e senza che tale misura trovasse l’unanimità all’interno del Municipio (stando a quanto riferitoci da un membro dell'Esecutivo di Lugano) ha causato non pochi problemi - solo in parte comprensibili quando avviene una manifestazione pubblica - agli utenti del trasporto pubblico, ma non solo. Abbiamo potuto osservare che persino a molte persone che non stavano partecipando alla manifestazione è stato impedito di accedere al centro città. E qui sono da rilevare sostanziali differenze di atteggiamento tra le forze di polizia romande e quelle cantonali e comunali ticinesi. Con i primi che lasciavano passare anziani, bambini e famiglie che si recavano in centro città, e un atteggiamento collaborativo con i molti cronisti presenti alla manifestazione. Mentre per i corpi ticinesi il divieto di passare era esteso a chiunque, persino a persone anziane in carrozzella che molto probabilmente intendevano raggiungere il lungolago per la manifestazione a favore della ricerca sul cancro o più semplicemente dovevano fare la spesa. La rigidità dei nostri poliziotti è forse un’altro segno di come le nostre autorità considerino i diritti dei cittadini.
Non facile poi spiegare ai bambini perplessi e forse in parte anche intimoriti, per quale motivo gli agenti fossero in tenuta da guerriglia e con i bastoni alla mano. Difficile anche spiegarsi l’estesa protezione degli immobili di Philip Plein e di Fidinam, perché questi e non altri edifici? Davanti alla sede della Lega, dal corteo, insieme a fumi scenografici, sono partite frasi forti nei confronti dei rappresentanti leghisti, storicamente - fatto salvo per il suo fondatore - avversi all’autogestione. Totalmente priva di fondamento l’asserzione di Bignasca riguardo agli “annessi soliti danneggiamenti”.
Cena e musica hanno chiuso, in piazza Molino Nuovo, l’evento festoso che ha visto la partecipazione di quasi un migliaio di persone. Non c’è stata, come forse auspicavano i leghisti e il municipale Bertini, lo scontro che avrebbe dato argomenti alle loro campagne politiche per le comunali di aprile.