Le torbide acque del Ceresio

di Luigi Pagani, detto ul matiröö

 

Erano solo anticipazioni, discorsi da bar, nulla di più. Ma l’estate è finita e le conferme sono arrivate. I nostri affezionati lettori forse ricorderanno la rubrica in cui scrivevamo di anticipazioni di storie ancora non viste

https://www.forumalternativo.ch/2019/06/08/anticipazioni-di-storie-non-ancora-viste/

La rubrica si chiudeva con un augurio: “se questa volta non abbiamo fatto i nomi come siamo soliti fare, non è per particolar riverenza o timore. È una questione di rispetto. Non vogliamo spoilerarvi l’intera storia prima della sua messa in onda. Perché da buoni sognatori romantici che siamo, confidiamo che prima o poi, succederà. Altrimenti ci toccherà raccontarvela nuovamente, spiegando perché da noi certe cose non succedono…”

 

Nulla ci fa più piacere di esser stati (in questo caso), smentiti. Sapere che esista un servizio pubblico d’informazione, capace di scavare e raccontare le malefatte in questo cantone, è sicuramente motivo di vanto. La storia della spiaggia abusiva del noto imprenditore a Caprino raccontata da Falò la scorsa settimana, ben illustra il concetto. Tracotanti personaggi che si permettono di farsi spiaggette a loro uso esclusivo sullo splendido bene comune del lago Ceresio, convinti che tutto sia loro concesso, se non dovuto.

 

Al di là delle singole responsabilità e conseguenze da appurare (chissà se la magistratura aprirà mai un’inchiesta…), il vero problema è l’acqua in cui gli arroganti sguazzano. Il sistema clientelare, l’auma auma, degli amichetti della Lugano da bere o chiamatelo come vi pare. Con serenità, colui che è stato eletto per curare gli interessi comuni del territorio (uno dei tanti del clan dei Jelmini), davanti all’abuso dell’abuso, serafico minimizza, o peggio, incolpa Falò di non avergli lasciato il tempo di risolverla “tra da num”.

 

E per restare nel regno ceresiano dell’aumma aumma, esemplare l’uso spregiudicato e ripetuto della notifica di costruzione senza pubblicazione. Se nessuno sa niente, nessuno potrà ricorrere. Uno stratagemma utilizzato solo per una categoria precisa, quella degli amichetti coi soldi.

 

“Stato di diritto” pontificava un municipale luganese, parlando del Molino. Tra spiaggette abusive e passerelle a bordo Ceresio con subappalti illeciti a ditte fallimentari, si capisce cosa intenda l’esecutivo luganese per “Stato di diritto”. Lo si invoca se riferito a poveracci, ai migranti e molinari fino alla gente comune, quella senza santi ai piani alti. Verso gli amici dell’esecutivo da bere invece, lo stato di diritto nel regno ceresiano diventa flessibile come un mantice della fisarmonica del Trio del Lago.

 

Della triste storia andata in onda, manca ancora un dettaglio da svelare. Chi è il noto imprenditore, proprietario della particella Rfd 1042, sezione Castagnola, località San Rocco, come indicato in una delle tante interrogazioni sulla spiaggetta?

 

Dapprima un’informazione di servizio. Qualunque cittadino, anche senza alcun interesse sul sedime, potrà chiedere al registro fondiario luganese chi è il proprietario del terreno in questione e avrà la risposta nel giro di pochi secondi. Per chi non avesse tempo, legga il seguito.

 

Non di rado, qualche imprenditore s’infuria contro chi parla male della classe padronale ticinese, accusandoli di farne di tutta un’erba, un fascio. Lo ha fatto anche il noto imprenditore in questione. A esser precisi però, il proprietario del sedime non è lui, ma il figlio, ufficialmente residente a Zugo, o almeno così risulta fiscalmente parlando. Caprino sarà dunque la sua residenza secondaria, immaginiamo. Ma conveniamo che non sia giusto infangare l’intera classe imprenditoriale, parlando genericamente di un noto imprenditore. La chiarezza s’impone per rispetto verso altri noti imprenditori. Stefano Artioli e suo figlio, ne converranno.

Perché da noi, certe cose non succedono…