(GUARDA IL VIDEO) di Ivan Miozzari
I Kurdi fanno sentire la loro voce e Bellinzona. Le “amiche e amici ticinesi”, come ci definisce il portavoce della comunità, si uniscono alla protesta. Rabbia e paura si percepiscono chiaramente. Se la comunità sente l’appoggio dei ticinesi, questo non sarà sufficiente per fermare l’invasione ordinata da Erdogan.
Vengono invitati a prendere la parola associazioni curde, rappresentanti della politica ticinese e altri della società civile, come nel caso del Comitato per la ricostruzione di Kobane. Unanime è la ferma condanna delle azioni vergognose dello Stato turco. Atti contro l’umanità che necessitano una immediata risposta della comunità internazionale e della Confederazione.
Il Rojava ha visto morire molti del suo popolo. Vittime della guerra contro l’Isis anche molti combattenti hanno perso la vita nei fronti per arginare e infine sconfiggere il Califfato. Il popolo del Rojava ha pagato un prezzo elevatissimo. Ma su questa devastante esperienza ha saputo costruire un modello di società inclusiva. La Pace si costruisce. Con la democrazia, con una mentalità aperta alle differenze, di lingua e di religione, con l’inclusione come attitudine sui cui installare la totale parità dei diritti. La speranza, in un territorio e tra un popolo martoriato dalla storia, può sembrare surreale ma è stato il sentimento più diffuso fino all’invasione turca. Non a caso. Lì si stava realizzando una società modello. Il suo ordinamento politico federalista, i servizi e l’economia sono indirizzati all’inclusione, e tutto dimostra che quando c’è la volontà di vivere in pace il popolo ha gli strumenti per costruirla.
Ma è proprio questo che terrorizza Erdogan e il sistema di potere turco. Un sistema veramente democratico e inclusivo, che funziona, in medioriente non può essere lasciato in vita. La speranza è un virus che si potrebbe diffondere. E chi si nutre solo di potere e avidità lo sa bene: la paura, l’ignoranza e la violenza sono necessari ai loro scopi. Il Rojava rappresenta un rischio elevato per il potere di Erdogan.
Il calcolo criminale di Erdogan si basa sull’elevata probabilità che la comunità internazionale non sappia reagire più di tanto. È necessario dunque che la Svizzera, ed ogni altro Paese che si definisce civile, si muova immediatamente con tutte le risorse diplomatiche ed economiche possibili. Fermare gli atti criminosi che la Turchia sta compiendo in uno Stato terzo violando - di per sé ma anche per i modi - ogni convenzione internazionale, sottoscritta dalla Svizzera quanto da tutti gli altri Paesi, non può essere accettato ne tollerato.
La vita delle persone non può essere lasciata alla mercé di un pazzo e del suo esercito.