Repubblica dal Carnevà

di Luigi Pagani, detto ul matiröö

 

Tre notizie diverse tra loro, ma uguali nella sostanza. Nella giustizia, nella sanità o nell’uso clientelare del potere locale, in Ticino è sempre carnevale.

 

«L’Esecutivo è incorso in svariate occasioni, dal 2015 al 2017, in violazioni delle norme procedurali sul rilascio di autorizzazioni per l’edificazione in e fuori zona edificabile. In particolare sono state emesse licenze edilizie in procedura di notifica quando era invece necessaria l’attivazione di una procedura ordinaria, con il coinvolgimento dei servizi del Dipartimento del territorio». L’esecutivo in questione è quello di Vogorno, i cui municipali sono stati sanzionati con multe da 300 franchi per aver chiuso un occhio sulla trasformazione di una stalla in un rustico. Pare che i municipali si siano distratti perché la proprietaria in questione ha generosamente ceduto alla comunità un terreno su cui costruire il posteggio comunale. Tutto il mondo è paese, anche in Ticino. Si pensi cosa sarebbe successo se la signora avesse gentilmente donato al comune 630mila franchi per rendere avvincente il Natale del paese o finanziato con centinaia di migliaia di franchi dei concerti musicali estivi. Invece di un rustico, magari la signora avrebbe potuto trasformare l’edificio di un vecchio cantiere nautico in disuso, in una sontuosa villa a bordo lago (di Vogorno, beninteso) con annessa spiaggetta abusiva sul demanio cantonale lacustre. E forse, una volta venuta a galla la faccenda per colpa di fastidiosi giornalisti, la signora l’avrebbe abusivamente distrutta, con lo sguardo sempre rivolto altrove delle autorità comunali. Se la faccenda vi ricorda qualcosa, non sbagliate. Dev’essere che il vizio della procedura “tra da nüm” della notifica invece dell’ordinaria non sia una prerogativa dell’esecutivo luganese. La differenza è che a Lugano, le cose si fanno alla grande. Perché si è sbroja.

 

 

Seconda notizia curiosa. Qualche mese fa, un affezionato lettore ci aveva reso attenti che il noto rampollo di cui avevamo narrato tempo addietro le gesta, Davide Enderlin junior, era stato assolto in appello dalla corte milanese. Noi ci eravamo detti felici per lui che la giustizia italiana fosse arrivata al secondo grado di un caso tanto complesso. Poche settimane fa, è arrivato verdetto della Cassazione che ha annullato l’assoluzione del rampollo. Arrestato sei anni fa, il procedimento italiano del giovane Enderlin è già arrivato al terzo grado di giustizia. In Ticino, ad otto anni dal fallimento da 144 milioni di debiti della Pramac (finanziata anche con milioni di soldi pubblici) per cui Enderlin è indagato, non siamo neanche alla casellina di partenza. Un silenzioso manto ha avvolto l’inchiesta. A differenza dell’Italia, da noi il dibattito sulla prescrizione sarebbe inutile. Le inchieste non si concludono nemmeno, figurati i processi.

 

 

Terza notizietta. Il primario del Neurocentro di Lugano, il professor Michael Reinert si è dimesso. «All’origine della decisione ci sarebbero soprattutto ragioni personali (il ricongiungimento con la famiglia nella Svizzera tedesca), ma anche, da quel che il Caffè è riuscito a ricostruire, un profondo dissenso sulla gestione della vicenda che da quest’estate scuote il mondo sanitario del cantone. Ovvero l’inchiesta penale che vede al centro un neurochirurgo della clinica Ars Medica di Gravesano sospettato di aver effettuato false operazioni» ha scritto il domenicale. Insomma, oltre a motivi personali, lo stimato primario si è dimesso anche perché schifato da come la vicenda sia stata gestita qui a sud delle Alpi. Povero medico, credeva di trovarsi in Svizzera, invece era in Ticino. Basta dire che, benché l’autorità cantonale ne fosse a conoscenza da mesi, l’inchiesta penale è partita solo dopo che diventò pubblica sulle pagine del Caffè. Naturalmente, le clamorose dimissioni di uno stimato neurochirurgo della sanità pubblica, hanno sollevato un coro unanime di sdegno dai banchi del gran consiglio, sinceramente preoccupati per la sanità pubblica ticinese. Dite di non averle sentite? Forse perché da noi, queste cose non succedono…

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