Affaire Krähenbühl, il duo Cassis-Pompeo colpisce ancora

di Franco Losa

 

Grazie alla trasmissione “Temps présent” andata in onda su RTS UN lo scorso giovedì 17 dicembre, relativa all’inchiesta dell’ONU sull’operato di Pierre Krähenbühl nell’ambito dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA), siamo venuti a conoscenza delle conclusioni del Rapporto d’inchiesta dell’ONU a carico del Signor Krähenbühl.

Dalle principali conclusioni di tale Rapporto è emerso chiaramente che le accuse rivolte a Krähenbühl – a cui i media avevano dato ampio spazio nell’estate 2019 – sono sostanzialmente infondate e pretestuose. In sostanza, tutta la vicenda è apparsa costruita ad arte per attaccare, sul piano della credibilità personale, una persona che ha avuto il coraggio e il merito di operare per difendere i diritti dei profughi palestinesi. Benché Krähenbühl si sia pienamente messo a disposizione per collaborare durante l’inchiesta, abbia trasmesso i dati di tutte le sue comunicazioni personali e professionali (cellulare, PC, corrispondenza…), nessuna prova contro di lui è stata trovata.

 

E’ noto che l’UNRWA opera in una delle regioni geografiche più “calde al mondo” per fornire aiuti alimentari di emergenza, servizi sociali, sanitari, scuole e formazione, a una popolazione di circa 5,6 milioni di profughi palestinesi nella Striscia di Gaza, Cisgiordania, Giordania, Libano, Repubblica araba siriana e, in particolare, a 530’000 ragazze e ragazzi della regione.

 

Dal servizio giornalistico della RTS sono emerse chiaramente, sin dal gennaio 2017, le reticenze dell’Amministrazione USA nei confronti dell’UNRWA. Infatti, in un incontro con Krähenbühl, il genero di Donald Trump Jared Kushner (sionista militante vicino a Benjamin Netanyahu) sintetizzò la posizione americana con il seguente interrogativo: “l’UNRWA è il problema o la soluzione ai problemi nella regione?” Ricordiamo che Kushner è promotore del cosiddetto “Piano di pace americano per il conflitto israelo-palestinese”, definito senza alcuna negoziazione con i Palestinesi e tanto apprezzato da Trump.

 

Un anno dopo, nel gennaio 2018, gli USA comunicarono a Krähenbühl la riduzione di 300 milioni di dollari di finanziamenti per l’UNRWA. Per far fronte al deficit di 558 milioni a seguito della diminuzione dei fondi USA, Krähenbühl e i suoi collaboratori organizzarono una campagna di sensibilizzazione presso 43 Paesi e Istituzioni, riuscendo così a compensare il taglio dei fondi USA con un aumento di finanziamenti di 446 milioni! Chiaramente, e sono parole del Consigliere agli Stati Carlo Sommaruga intervistato nel corso della citata trasmissione “Temps présent”, un tale “delitto di lesa maestà”, non è stato perdonato dagli USA al nostro alto funzionario.

 

Nel maggio 2018, il Consigliere federale Ignazio Cassis si reca in Giordania e ad Amman incontra Pierre Krähenbühl, con il quale si intrattiene in modo cordiale. Sul volo di rientro, Cassis incontra i giornalisti e comunica loro, come già fece Kushner, che “l’UNRWA è un elemento del problema in Medio Oriente, l’UNRWA fa parte del problema” – esercitando così, anche da parte svizzera, un’evidente pressione politica sull’alto funzionario elvetico.

 

Ci si può chiedere, a questo punto, se sia corretto, per un Paese che si vuole neutrale, che il proprio Ministro degli Esteri si comporti pubblicamente in modo talmente parziale nei confronti di un’Agenzia delle nazioni Unite diretta da un rappresentante del proprio Paese. Appare piuttosto evidente come, dopo l’attacco finanziario americano contro l’UNRWA, sia iniziato anche un attacco politico alla stessa.

 

Qualche mese dopo, nell’autunno 2018, con una cadenza temporale solo apparentemente sorprendente, emerge all’interno dell’UNRWA tutta una serie di critiche personali rivolte a Krähenbühl e raccolte da un impiegato. Tali critiche sono riassunte in un Rapporto confidenziale inoltrato dal Capo dell’Ufficio dell’etica dell’UNRWA al Segretario generale delle Nazione Unite Antonio Guterres. Nel marzo 2019, l’ONU promuove, a seguito di tali critiche e del Rapporto inoltrato, un’inchiesta sull’operato di Krähenbühl in seno all’Organizzazione.

 

Si giunge così al momento in cui l’Amministrazione del Presidente Trump decide di attaccare di petto, in modo ancora più esplicito, l’UNRWA. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, nel maggio 2019, convoca Krähenbühl per una riunione di briefing durante la quale, con sorpresa dell’alto funzionario elvetico, gli viene comunicato dal Rappresentante degli USA che “l’UNRWA ha lasciato cadere il popolo palestinese” e “gli USA hanno deciso di non più finanziare questa operazione irrimediabilmente difettosa”. A tale intervento fa seguito quello del Rappresentate permanente d’Israele presso le Nazioni Unite che afferma: “numerosi Rapporti testimoniano di stretti legami tra gli impiegati dell’UNRWA e i dirigenti di Hamas… le scuole dell’Organizzazione sono state trasformate in infrastrutture che incitano al terrore mediante dei manuali scolastici neganti l’esistenza d’Israele… il mandato dell’UNRWA deve prendere fine”. E’ il colpo di grazia.

 

A tali dure critiche sull’operato dell’UNRWA, Krähenbühl – contrariamente alla prassi che richiede solitamente una risposta generica – decide di rispondere in modo puntuale: “non posso semplicemente accettare (…) che gli sforzi che l’UNWRA intraprende ogni giorno in uno dei contesti polarizzati – se non il più polarizzato del Pianeta – per preservare l’integrità, la dignità e la neutralità delle sue operazioni, siano rimessi in discussione in questo modo. Durante la guerra del 2014 l’UNRWA ha scoperto delle componenti d’armi in alcune delle sue scuole. Siamo noi che le abbiamo trovate, siamo noi che abbiamo informato il mondo e abbiamo condannato il fatto che queste componenti d’armi erano state piazzate lì. Mi pare evidente che la responsabilità, per la natura prolungata dello statuto di rifugiati palestinesi, incombe interamente e chiaramente alle parti stesse e alla comunità internazionale. In particolare, in ragione della mancanza, a volte della volontà o, in altri momenti, per l’incapacità manifesta degli attori politici a apportare una soluzione politica a questa crisi senza fine. Il tentativo che consisterebbe nello spostare l’attenzione e le responsabilità politiche e rendere un’Organizzazione umanitaria responsabile della non risoluzione di questa crisi è non solamente erroneo, ma particolarmente controproducente.” Evidentemente, con un tale parlar franco in un contesto solitamente molto più diplomatico, Krähenbühl ha posto le premesse per il suo siluramento (e nel servizio della RTS egli afferma di esserne pienamente consapevole).

 

Nell’estate 2019, stranamente, il Rapporto confidenziale sfugge e lo scandalo non tarda a scoppiare. Sono rese di pubblico dominio le accuse personali mosse a Krähenbühl di “abuso di potere, nepotismo, problemi di gestione, relazioni personali con una collaboratrice”.

 

Guarda caso, nel giugno 2019 il Consigliere Federale Ignazio Cassis incontra in Ticino il Segretario di stato USA Mike Pompeo. Lo stesso mese, il DFAE invita a Berna per una consultazione sull’UNRWA l’ex-deputata del parlamento israeliano Einat Wilf, co-autrice del libro intitolato War of Return (“La Guerra del ritorno”), che porta l’eloquente sottotitolo How Western Indulgence of the Palestinian Dream Has Obstructed the Path to Peace (“Come l’indulgenza occidentale sul sogno palestinese ha ostacolato il processo di pace”). In tale occasione, la ex-deputata riprende e rilancia l’affermazione di Kushner e Cassis secondo cui “l’UNRWA non è la soluzione, l’UNRWA è il problema”.

 

Il 30 luglio 2019, il Ministro Cassis comunica – prima di conoscere le conclusioni dell’inchiesta ONU nei confronti di Krähenbühl – che la Svizzera sospende i fondi all’UNRWA! La credibilità di Krähenbühl è ormai irrimediabilmente colpita. Dopo l’attacco economico all’Agenzia, quello politico e quello sul piano personale al suo Commissario Generale, anche il suo Ministro e il suo Paese lo hanno abbandonato e “pugnalato” alle spalle senza attendere le conclusioni dell’inchiesta a suo carico.

 

A quel punto, però, il Consiglio Federale interviene tramite l’Onorevole Berset e richiama all’ordine il suo Ministro degli Esteri che palesemente, con la sua decisione, ha disatteso gli accordi stipulati dalla Svizzera con l’ONU in merito all’Agenzia UNRWA.

 

Ricordiamo anche, come emerso dalla trasmissione della RTS, che il Rapporto a seguito dell’inchiesta dell’ONU è stato trasmesso al DFAE del Consigliere Federale Ignazio Cassis nell’estate del 2020. Tale rapporto avrebbe dovuto essere trasmesso ai Consiglieri agli Stati e Nazionali e una presa di posizione del Capo del Dipartimento degli Affari Esteri avrebbe dovuto essere resa pubblica. Ciò, finora, non è avvenuto. Riteniamo che questo fatto sia grave. In gioco c’era e c’è la posizione della Svizzera e della sua neutralità, oltre che all’onore del più alto funzionario della Confederazione presso l’ONU, che è stato costretto a dare le dimissioni.

 

Troviamo deplorevole che la Svizzera, il Consiglio Federale e, in particolare, il Dipartimento del Ministro degli Affari Esteri Ignazio Cassis non abbiano finora diffuso le conclusioni del Rapporto ONU a seguito dell’inchiesta sull’operato di Pierre Krähenbühl. Tutta la vicenda, oltre ad aver minato alle basi l’Agenzia che si batte a favore dei rifugiati palestinesi, arrischia di rendere vani gli sforzi delle Nazioni Unite per i pochi Diritti Umani riconosciuti nella regione.

 

In sintesi, pensiamo che le conclusioni del Rapporto d’inchiesta ONU su Pierre Krähenbühl dovrebbero essere diffuse e che il Consiglio Federale dovrebbe prendere una posizione chiara a difesa dell’UNRWA, dei Diritti Umani, della credibilità del Signor Pierre Krähenbühl e del suo operato in seno alla stessa. E ciò al di là di possibili mancanze – comunque non sostanziali – nella gestione interna dell’Agenzia, da lui stesso riconosciute nella citata trasmissione della RTS.

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