Poveri villaggi di Lugano: il caso di Carona

di Piero Colombo

 

Incredibile: il Municipio di Lugano non ha trovato resistenza nel Consiglio comunale della scorsa legislatura alla brutale alternativa posta. O chiudere la piscina pubblica di Carona (perché in deficit) o cedere per 40 anni parte della struttura di 28’000 m2 al TCS per costruirci e gestire un Glamping (glamour+camping).

Per valutare l’importanza sociale (e turistica) di un Glamping a Carona, la municipale Zanini ci segnala la trasmissione Falò della RSI (Il boom del campeggio. La moda del glamping) dello scorso 29 luglio. Chiare quindi, ahinoi, le intenzioni dell’esecutivo, che ha avviato alcuni mesi fa la procedura di variante del PR (fase informativa) per consentire la realizzazione di questa struttura.

 

Queste brevi note prendono spunto da questa iniziativa municipale, per analizzare il modo in cui opera il Municipio di fronte alle nuove realtà dei villaggi aggregati e più in generale al loro sviluppo pianificatorio; sono pensate per organizzare un’opposizione costruttiva e rigorosa.

 

Il Municipio di Lugano, con le aggregazioni – nemmeno con l’ultima «tornata» aggregativa (2013) di territori questa volta prevalentemente periurbani (Carona, Bogno, Cadro, Certara, Cimadera, Sonvico e Valcolla) –, non ha messo in atto nessuna riforma sostanziale dell’amministrazione per darsi gli strumenti di conoscenza necessari.

 

Eppure una politica previdente avrebbe implementato già durante la fase aggregativa gli uffici con personale formato nei vari ambiti per fornire conoscenza e consapevolezza di queste specifiche realtà. Infatti, sono ora una quarantina i nuclei storici di villaggi inglobati dalla città dal 1972 in avanti tra cui Bré (1972) e Gandria (2004), segnalati dall’ISOS, come anche Carona e Sonvico quali insediamenti antichi d’importanza nazionale. Chi opera a contatto con l’amministrazione cittadina su temi della pianificazione, dell’edilizia e della tutela del paesaggio e dei nuclei storici sperimenta l’assenza di conoscenze di queste realtà con modalità di lavoro approssimative, non certo degne di una città.

 

Questa situazione è imputabile all’esecutivo e alla sua irresponsabile disattenzione al tema.

 

La conseguenza è che oggi la politica non dispone di dati, informazioni, uffici, personale e strumenti necessari per intervenire sul territorio e in particolare (ma non solo) sui villaggi con peculiarità proprie e distinte.

 

Già un primo obiettivo concreto e urgente è quindi ora quello di esigere che questa lacuna sia colmata. Va creato un vero e proprio centro di competenze che potrebbe lavorare in sintonia con altre realtà locali (USI, SUPSI), fornire conoscenze anche pratiche (riattazioni, restauri) e cultura (ricerche storiche, naturalistiche, riordino degli archivi storici comunali, e quant’altro), costituire le solide basi per interventi di qualità e di lungo respiro.

 

Pianificare questi luoghi significa, infatti, anzitutto chiedersi cosa in definitiva occorra fare di questi villaggi e territori, come rigenerarli per la loro fruizione attuale e futura, visto che sono testimonianze preziose di un periodo economico e sociale ormai defunto.

 

Il Municipio naviga a vista, non ha una linea, viene spesso sconfessato, pur beneficiando (ma non è un bene!) di un riguardo reverenziale da parte degli uffici cantonali, in particolare del DT (forse non meglio messi, visti da questa prospettiva). Questa situazione sembra instillare nell’esecutivo un sentimento di horror vacui che porta al fare per fare con la conseguenza di intervenire a sproposito o di lasciarsi sedurre (come qui) da proposte estemporanee, fuori da ogni razionale progetto.

 

Questo in generale. Per quanto riguarda la piscina di Carona, in questo contesto, anche i Consiglieri comunali si trovano privati delle conoscenze per decidere. Non suppliscono certo i messaggi municipali e i documenti pianificatori, indecentemente lacunosi. E così il dibattito politico non può aprirsi, se non su problemi marginali (piscina tradizionale o biologica), con gran fracasso in aula e nei media, mentre il tema è ben altro.

 

A questa desolazione non è sufficiente né in Cc né fuori opporre slogan come «giù le mani dalla piscina» o simili. L’esecutivo e chi lo sostiene vanno richiamati in modo più serio e articolato alle loro responsabilità, con argomentazioni rigorose. L’esercizio per un’opposizione costruttiva è:

  • non accettare, senza una visione d’insieme, che si metta mano alla privatizzazione o a iniziative estemporanee su un terreno pubblico di 28’000 m2 che oggi è un’area vicina alla città e di pubblica fruizione;
  • considerare che non di tratta di un problema locale, ma di una scelta strategica come altre per Lugano;
  • tener conto che quest’area si trova in collina (6-700 m), con temperature di 3-4 gradi inferiori che al piano e che, visti ora anche i pericoli climatici, costituisce una riserva preziosa per le necessità future della popolazione;
  • tenere presente l’irrisolta, grave problematica del traffico privato a Carona: la soluzione è improrogabile e presupposto anche di ogni intervento; vanno trovate soluzioni alternative come per esempio l’impianto a fune dal Pian Scairolo (studiato già negli anni ’60 e poi ancora negli anni ’90) e/o il bus navetta nei periodi di punta per il centro sportivo e il San Grato. Solo in seguito si potrà pensare ai contenuti;
  • riflettere se solo il turismo debba essere posto al centro di nuovi progetti o se invece i progetti debbano essere rivolti a tutti (residenti e turisti) per salvaguardare e valorizzare quanto di unico e peculiare esiste già sul territorio, valori storici, culturali, ambientali e paesaggistici, oggi trascurati dalla città.

 

Cedere oggi al TCS (fosse anche solo parzialmente) il parco e la piscina comunale in località Carona senza un’analisi approfondita sul villaggio e il paesaggio fra i più belli della grande Lugano, è dell’ordine dell’irresponsabilità.

 

 

 

1 Cristina Zanini Barzaghi, «Carona, ‘la piscina resterà aperta a tutti’», la Regione, 4 agosto 2021 (disponibile all’indirizzo https://www.laregione. ch/i-contributi/ i-dibattiti/1527300/ piscina-citta-carona-lugano-struttura-restera).

2 Documenti ufficiali e (alcune) opposizioni all’indirizzo www.villaggi traditi. ch/archivio.

3 Sull’evoluzione del processo aggregativo, si veda https://statistica.lugano.ch/ site/evoluzione/. 4 Cfr. Bruno Brughera, «La grande Lugano», Quaderno 32, 16 giugno 2021.

5 Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale, https://www.bak.admin.ch/ bak/it/home/baukultur/isos-und-ortsbildschutz.html.

6 Tita Carloni, Spunti per una lettura del territorio, Associazione Arbostoradomani, 1996

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