Antonio Gramsci: il popolo delle scimmie

di RedQ

 

Scritti sul fascismo Come fatto nell’ultimo numero con il libro di Chomsky “Perché l’Ucraina”, anche qui non si tratta di una vera recensione, ma più di una segnalazione, anche perché ci sembrerebbe poco appropriato metterci a recensire gli scritti di uno dei più grandi intellettuali italiani mai vissuti.

 

Il libro raccoglie difatti i principali articoli dedicati da Gramsci al fenomeno fascista, partendo addirittura dal 1917 e sino alla sua morte nel 1937. Particolarmente interessanti sono gli articoli sul periodo che precedette la marcia su Roma, quindi su tutta quella fase che anticipa la presa del potere: Gramsci ci illumina sull’ambiente esistente e sulle tattiche demagogiche usate da Mussolini per abbindolare l’opinione pubblica.

 

Proprio a proposito di questo periodo, Marco Revelli, ben conosciuto alle nostre latitudini e che ha curato la pubblicazione dedicandovi una lunga ed interessante introduzione, conclude dicendo che questi articoli sono per noi molto interessanti, perché ci chiariscono aspetti molto simili (ma anche differenti) rispetto a quanto stiamo vivendo oggi.

 

Il titolo del libro riprende quello di un articolo di Gramsci, che usa questa metafora letteraria tratta dalla seconda novella del Libro della giungla di Kipling, dedicata ad un branco di scimmie che infesta la giungla con un insopportabile chiacchiericcio.

 

Questo celebre articolo fu pubblicato da Gramsci il 2 gennaio 1921, praticamente alla vigilia del Congresso di Livorno, che sancì la nascita del Partico Comunista italiano. Di tutti gli spunti interessanti che si possono trarre da questa raccolta, ne sottolineo solo tre:

il primo è la riflessione gramsciana molto chiara sul tema della crisi di controllo da parte delle classi dominanti sulle masse: crisi “di egemonia” che favorì di molto l’ascesa del fascismo.

 

Il secondo aspetto si riferisce alla descrizione dettagliata di come, per la prima volta nella storia italiana, Mussolini sia riuscito a costruire “un’organizzazione di massa adattata alla piccola borghesia”, simile a quanto l’estrema destra sta facendo attualmente in Europa e negli Stati Uniti. Utili anche i riferimenti alle predominanti ondate di irrazionalità per fare il paragone tra quanto diceva Gramsci sul “popolo delle scimmie” e la descrizione da parte di Umberto Eco a proposito del “fascismo eterno” (U. Eco, Il fascismo eterno, La nave di Teseo, Milano 2017).

Per Eco, questo Ur-fascismo, è ancora intorno a noi, talvolta “in abiti anche civili”.

 

Un’ultima osservazione dedicata piuttosto a certi estremismi declamatori, prevalenti ancora oggi. Gramsci è particolarmente feroce contro Bordiga ed accoliti per i quali il fascismo “non ha portato nulla di nuovo”, per cui non c’era per niente bisogno di cambiare atteggiamento, cioè di pensare alla tattica del “fronte unico”. Tanto è vero che addirittura Trotsky lo riprese duramente.

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